Lo spettacolo intreccia due storie vere, quella di Alfred Nakache, campione di nuoto ebreo deportato ad Auschwitz, e quella di Viktor Frankl, psichiatra internato che raccontò in un libro l’orrore vissuto e il modo in cui riuscì a trovare un senso alla propria inaudita sofferenza.
Alfred deteneva un record mondiale nel nuoto: era il detenuto numero 172763 ad Auschwitz dove, nonostante la prigionia e le inaudite privazioni, non smise mai di allenarsi tuffandosi nell’acqua gelida di un bacino idrico. La sua forza, la sua incrollabile determinazione, gli consentirono di attraversare l’orrore del campo e di salvarsi. Tornato poi a gareggiare, ottenne un nuovo record tanto da partecipare alle Olimpiadi di Londra. Ad Auschwitz fu internato anche Viktor Frankl, uno psichiatra austriaco che, subito dopo la liberazione, scrisse un libro sull’esperienza vissuta e su coloro che, proprio come Nakache, riuscirono a superare quella prova terribile.
«In questa visione – si legge fra le note di regia – Alfred e Viktor sono uno lo specchio dell’altro, sono le due facce di una stessa medaglia e si fondono in un’esperienza capace di dare agli spettatori il senso ultimo dell’esistenza».
Con Raoul Bova, (ha un passato di nuotatore a livello agonistico alle spalle). Adattamento e regia Luca De Bei, contributi video Marco Renda, musiche originali Francesco Bova, aiuto regia Barbara Porta, costumi Francesca Schiavon.