Come le immagini - interiori, artistiche o artificiali - possono trasformare la perdita in una nuova forma di presenza. La perdita, nel caso della mostra di Fabrizio Ajello, è la scomparsa del padre architetto. Il titolo della mostra, "Niente di grave", riprende infatti una frase del romanzo "Il giardiniere e la morte" di Georgi Gospodinov, dove l’assenza del padre diventa il centro di una meditazione sulla perdita e sulla memoria. E così l'artista intreccia elementi biografici, ricordi familiari, riferimenti culturali ibridati da dettagli appartenenti alla Villa Rospigliosi in un’unica grande installazione diffusa in tre sale espositive.
Le tre sale:
- Nel primo ambiente, Ajello reinterpreta il tema medievale del "Trionfo della Morte" in chiave contemporanea.
- La seconda sala è invece attraversata dalla presenza di un drone che si muove in modo autonomo, simbolo delle tecnologie di sorveglianza che oggi osservano e controllano la realtà, ma anche evocazione dello sguardo giudicante della figura paterna.
- Nella terza sala, il percorso si completa davanti all’ultimo dipinto realizzato dal padre dell’artista, che raffigura una stanza sospesa tra presenza e sparizione.
La mostra è a cura di Silvia Bottani ed è promossa e sostenuta dalla direzione di Chorasis - Lo Spazio della Visione con il contributo di Toscanaincontemporanea 2025 e Publiacqua.